Guerra contro i trucchi online: l’azione legale di Riot e Bungie
Secondo una nota giudiziaria ottenuta da Polygon, sito web statunitense che pubblica notizie, recensioni e video sui videogiochi, per la prima volta in assoluto sarebbe stata messa in atto una vera e propria azione legale combinata, contro un sito che vendeva, a diversi prezzi e per diversi titoli, “trucchi”.
La piaga dei cosidetti “cheater”\”hacker“, rappresenta una vera e propria condanna, per numerosissimi titoli, che giorno dopo giorno, si vedono riempire la community, da persone che comprano ed utilizzano trucchi su vari siti e piattaforme, necessari per ottenere vantaggi significativi in game.
Nessuno fra i maggiori esponenti del gaming online, specialmente nell’ambito degli sparatutto, è stato immune al fenomeno e, anno dopo anno, le società che vendono cheat si sono moltiplicate, costringendo gli sviluppatori a combattere complesse battaglie legali.
Per la prima volta però, due colossi come Riot e Bungie (produttori rispettivamente di Valorant e Destiny2), hanno deciso di unirsi ed intraprendere una vera e propria azione legale contro la piattaforma di cheat fondata da Cameron Santos, “GatorCheats”.
Secondo le due case di produzione, Santos e lo staff di GatorCheats vendono e distribuiscono il loro software attraverso un sito Web, ma anche tramite e-mail, Telegram e Discord. Il software fornito è progettato specificamente per non essere rilevato dai sistemi tecnologici anti-cheat di Riot e Bungie, il che rende ancor più problematica la battaglia legale. A complicare ulteriormente queste battaglie sono numerosi vuoti normativi presenti nei diversi ordinamenti, è particolarmente complicato, in effetti, dimostrare che l’operato dei produttori di cheat porti ad un sostanziale calo dei guadagni per i publisher di riferimento, specialmente nel contesto dei videogiochi free-to-play.
Spesso, inoltre, le piattaforme di vendita di cheat sono gestite da prestanome che fanno le veci di diversi soci occulti e questo è il caso della stessa GatorCheats, dal momento che nel documento d’accusa figurano diversi “John Doe”, ovvero personaggi dei quali l’identità è al momento sconosciuta.
L’accesso al software cheat varia da 90 dollari al mese, fino a 500 per ottenere l’accesso a vita ai trucchi. Gli avvocati affermano che GatorCheats ha guadagnato “decine o centinaia di migliaia di dollari” da questi hack.
Pertanto, l’obiettivo principale di questa causa è la cessazione completa dell’attività di vendita da parte i Santos e soci, ma Bungie e Riot Games chiedono anche il pagamento delle spese penali e dei danni economici e di immagine.
Negli ultimi anni, abbiamo visto molti sviluppatori di videogiochi ed editori portare in tribunale i creatori di hack: dalle molteplici cause legali da parte di Nintendo a quelle di Activision, Epic Games e Ubisoft.
Proprio nella prima settimana di gennaio, il creatore di Pokémon Go Niantic ha chiuso una causa in tribunale con il produttore di cheat Global ++ che, secondo Torrentfrak, ha dovuto pagare più di 5 milioni di dollari.
Noi speriamo vivamente che questa battaglia, così come tutte le altre in questo campo, vada a buon fine e che ben presto, tutte queste ignobili attività possano cessare definitivamente.